A cosa serve?
"Imparare dai Maestri del Jazz"
Il vocabolario a disposizione di qualsiasi improvvisatore jazz è enorme, spaziando da pattern melodici o ritmici di lunghezza inferiore a una misura a passaggi considerevolmente più lunghi. Il frequente ricorso di un singolo interprete a specifici "pattern personalizzati e motivi melodici" in varie situazioni di improvvisazione qualifica ulteriormente questi elementi come parte del vocabolario solista (o di accompagnamento) di quel musicista. Manierismi identificabili nel fraseggio, nell'articolazione, nel "colore e calore" del suono, nelle inflessioni e nelle dinamiche sono anch'essi importanti elementi del vocabolario poiché, come sottolinea Dobbins, “nel jazz, il modo in cui viene suonata un'idea musicale è importante tanto quanto l'idea stessa".
Il processo di trascrizione delle performance musicali registrate è una parte essenziale per esaminare il vocabolario solistico (o di accompagnamento) di un improvvisatore. I musicisti jazz hanno impiegato questa tecnica dalla fine degli anni '10, quando le prime registrazioni jazz commerciali divennero a disposizione del pubblico.
In assenza di qualsiasi tipo di materiale didattico per la padronanza del linguaggio jazz, gli aspiranti jazzisti hanno creato il proprio bagaglio di soli e di linee di accompagnamento e modellato il proprio stile in ensemble con il fine di assorbire il più possibile i vari pattern e le caratteristiche di questo tipo di musica. Le trascrizioni di esecuzioni improvvisate è diventata parte integrante della formazione dei musicisti jazz più giovani, sia che sia condotta in modo indipendente che sotto la guida di un insegnante o un mentore.
Il processo di trascrizione comporta il riconoscimento sonoro di intervalli e ritmi e la trascrizione di questi in una notazione appropriata. Oltre alla notazione musicale convenzionale, alcuni simboli sono spesso ideati (e lasciati in eredità ai posteri) per indicare i vari elementi di un’esecuzione jazz, fra cui l'interpretazione ritmica: lo swing feel, ad esempio, non può essere definito chiaramente utilizzando la notazione standard a meno di una scrittura decisamente più complicata. Il trascrittore crea, perciò, la partitura di un’improvvisazione nota dopo nota ed è in grado di riconoscere i tipici sviluppi lineari, ritmici e stilistici di un esecutore e le loro relazioni, tanto visivamente che in modo uditivo.
Buono studio!